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Laura Es
Nomofobia
Trattasi di una nuova malattia, anzi una sindrome, che non colpisce solo gli italiani, particolarmente esposti (Berlusconi docet) alla "paura delle leggi", come l'etimo greco vuole. C'è "nomofobia" e "nomofobia", infatti. Le lettere sono uguali ma il significato delle due parole è diverso. Come distinguerle? Facendo seguire dalla I (Italia) la prima e più antica, dalla W (World) la seconda e più recente. In questa il greco non c'entra. "Nomo" è l'abbreviazione di "no mobile", che i ricercatori britannici hanno dato al terrore, sempre più diffuso, di non essere raggiungibile al cellulare. Gli intercettati, quale delle due "nomofobie" patiranno di più?
Paolo Fai
Ridere
Il vostro paginone della "Domenica" del 20 luglio scorso, mi ha suggerito l'idea che un mito d'oggi, forse, in parte inconscio, sia quello di ridere e far ridere. Si cerca di far ridere in ogni occasione, su radio, Tv, stampa, spesso senza riuscirvi da parte di chi lo fa per mestiere, riuscendo, senza volerlo, da parte di chi vorrebbe dire cose serie.Ridere è una rispsosta a stimoli diversi, psicologici ed emotivi che fondano, però, sull'azione di precisi interventi fisiologici così che è assodato che ridere fa bene. Il bisogno di ridere è insito in noi e la saggezza popolare ne conferma la positività con detti e proverbi, mentre la saggezza del corpo ci insegna a recepire le sensazioni che il riso stimola e a valutarne il piacere e gli effetti.
Quando, come oggi mancano le occasioni per ridere bisogna cercarle nella quotidianità e dare al riso (sense of humor) un valore comportamentale da perseguire come criterio di accettazione di ogni situazione proposta dal vivere, vale a dire mitizzando il fenomeno. Rido ergo sum.
Alfredo Calligaris
Monitorare
Vorrei partecipare al nuovo gioco estivo del Domenicale de Il Sole-24 Ore proponendo un breve pensiero sulla parola "monitoriamo" utilizzata soprattutto nei tg.
E' tutto un gran monitorare:dall'attività dei vulcani allo stato di salute del mare, dal respiro della terra al clima.
Questo vocabolo rimbalza ovunque, pare quasi avere un valore apotropaico.
E' il bisogno di tener tutto sotto controllo per sentirci rassicurati, la necessità di sedare la paura che il caso, mettendo lo zampino nelle nostre vite ordinate, ce le mandi all'aria.
Ma sarà mai possibile far tacere le nostre insicurezze e puntellare le nostre umane fragilità?
Speriamo non si arrivi anche al monitoraggio dell'anima.
Cordiali saluti
Margherita De Napoli